sas
special air service
our setup |
sas jungle warfare '80 - '90 |
La storiaLa storia delle forze speciali britanniche inizia nel 1941 in Africa Settentrionale, per iniziativa di un giovane tenente delle Guardie Scozzesi, David Stirling, che riuscì a convincere le alte gerarchie militari britanniche della potenzialità di piccole unità d'élite, in grado di agire oltre le linee nemiche utilizzando metodi poco ortodossi, al fine di conseguire obiettivi di rilevante importanza strategica, con costi materiali ed umani limitati.
Nel 1951 una nuova emergenza, lo sviluppo della guerrigliafilo-comunista in Malesia, riportò in azione le forze non convenzionali di Stirling, con le quali si intendevano avviare operazioni controinsurrezionali nella giungla. Il rinnovato reparto, denominato Malayan Scouts (SAS), aveva lo scopo di aiutare la popolazione civile (al fine di conquistare la loro fiducia alla causa Britannica), e di pattugliare intensivamente la giungla, conducendo una serie di imboscate, azioni di interdizione ed azioni dirette contro le forze insurrezionali, utilizzando piccole pattuglie autonome. L'assistenza diretta alle popolazioni civili, mirata a conquistarne la fiducia ed il supporto attivo ("Hearts and Minds"), ed a ridurre così il supporto locale alle forze insurrezionali, sarà da allora una costante di moltissimi degli interventi SAS; un'attività non meno importante della pratica delle armi. Nel 1952 l'unità cambiò denominazione e divenne 22º SAS Regiment, a cui nel 1959 si affiancò un secondo reggimento di riservisti, il 23º, dando così vita ad un SAS Group di struttura simile a quella che possiede oggi. Negli anni del secondo dopoguerra il reggimento fu impegnato su diversi fronti. C'erano conflitti non convenzionali che divampavano nei paesi dell'ex impero britannico al momento della decolonizzazione, e scoppiò una grave crisi in Irlanda del Nord, dove il SAS scrisse molte pagine discusse. In quegli anni matura anche la piaga del terrorismo politico internazionale, dei dirottamenti aerei e del sequestro di ostaggi. Ancora una volta il governo affidò alle Forze Speciali dell'Esercito Britannico il compito di affrontare la nuova minaccia. Nacque all'interno del 22º Reggimento SAS il Counter Revolutionary Warfare Team, gruppo di guerra antiterrorismo, allo scopo di elaborare le tecniche e le tattiche più opportune per fronteggiare la nuova minaccia. I risultati raggiunti dal SAS divennero un modello universalmente ritenuto lo "standard" in questo campo. La ventina di operatori assegnati originariamente al team risultò presto come numericamente insufficiente per affrontare efficacemente le situazioni operative connesse, potenzialmente molto complesse. Venne quindi deciso che ognuno dei quattro Squadroni operativi del Reggimento avrebbe assunto per un certo periodo, a turno, il ruolo di "Unità antiterrorismo" in servizio, dopo un opportuno addestramento specifico. L’efficacia del lavoro svolto trovò conferma il 30 aprile 1980, quando elementi del SAS attaccarono l’ambasciata Iraniana a Londra, occupata da sei terroristi che avevano preso 26 persone in ostaggio. In pochi minuti, ripresi dalla televisione, gli uomini in tuta nera dello squadrone B, allora in turno di servizio Antiterrorismo, entrarono nell’edificio attraverso le finestre ed il retro dell'edificio, liberarono gli ostaggi ed uccisero cinque dei sei sequestratori. Era la nascita di un nuovo "mito", destinato ad alimentarsi nel corso degli anni con nuovi successi. La fama del Reggimento era tale che la sola notizia della sua presenza fece, in alcuni casi, desistere sequestratori e terroristi dal portare a termine le loro azioni, inducendoli alla resa. L'attenzione posta alle nuove emergenze terroristiche non fece venire meno la cura con cui ci si preparava alle missioni militari di tipo tradizionale. Tale costanza venne premiata nella Guerra delle Falklands del 1982, durante la quale il Reggimento partecipò intensivamente alle missioni per la riconquista delle isole. Accanto a numerose missioni di ricognizione strategica, condotte da piccole unità di quattro uomini, il SAS effettuò con un intero Squadrone un’audace incursione contro l’aeroporto di Pebble Island, distruggendo gli aerei argentini Pucará da appoggio tattico. Era un "ritorno alle origini" dell'attività operativa del Reggimento, che sottolineò la flessibilità e l’efficacia del reparto di Sua Maestà. Il conflitto nell’Atlantico del sud aveva dimostrato che, anche nell’epoca del confronto Bipolare dominato dalla dissuasione nucleare, permaneva la necessità di affrontare e gestire adeguatamente conflitti limitati, che richiedevano forze d’èlite di grande professionalità. La Prima Guerra del Golfo diede al SAS la possibilità di tornare alle missioni nel deserto, che ne avevano determinato la nascita, ed a quelle pattuglie da ricognizione a lungo raggio che erano state la sua ragion d'essere. La caccia ai missili Scud iracheni fruttò al Reggimento una nuova fama, che si meritò il riconoscimento del generale Norman Schwarzkopf, notoriamente poco favorevole all’impiego di Forze Speciali. Gli anni seguenti hanno visto il SAS impegnato su più fronti: nei Balcani a supporto delle attività alleate nell’ex Jugoslavia, in Sierra Leone, in Afghanistan al fianco dei colleghi delle Forze Speciali statunitensi nella lotta contro il terrorismo internazionale. In Bosnia il Reggimento è stato impegnato nella ricerca e cattura di criminali di guerra, mentre in Kosovo le pattuglie del SAS furono infiltrate in territorio nemico, col compito di guidare i raid aerei della Nato che portarono al collasso il regime di Slobodan Milošević. Successivamente, elementi SAS e dello SBS furono tra i primi a sbarcare sul suolo afghano, assieme agli agenti speciali della CIA. Nelle operazioni che condurranno alla conquista di Kabul le Forze Speciali britanniche dimostrarono ancora una volta l’eccellenza della loro preparazione, portando a termine numerose missioni di particolare difficoltà. In alcuni casi, reparti del SAS/SBS che operavano a stretto contatto con le Special Forces americane ebbero da lamentarsi del loro minor grado di efficienza fisica, della loro scarsa frugalità, della loro maggiore dipendenza dai rifornimenti e dai mezzi motorizzati. Nell’operazione Enduring Freedom piccoli nuclei di operatori britannici ottennero successi strategici significativi, raccogliendo informazioni in profondità, addestrando e consigliando le milizie del nord, e guidando in modo accurato gli attacchi aerei della coalizione contro gli obiettivi, garantendo la guida terminale del munizionamento di precisione. Infine, elementi SAS sono stati impegnati nella missione Iraqi Freedom. Nel 1987 le forze speciali britanniche sono state raggruppate in un’unica struttura interforze, il Directorate of Special Forces (DSF), con sede nella caserma "Duke of York" di Londra. Il comandante, un maggior generale dell’Esercito che di norma ricopre anche l’incarico di comandante del SAS Group (che raggruppa i tre reggimenti SAS) è responsabile della definizione della dottrina d’impiego, dell’addestramento e dei programmi di equipaggiamento delle forze speciali, e svolge anche la funzione di consigliere dello Stato Maggiore e del Governo per le problematiche relative alle forze speciali. Per assolvere tale compito è assistito da un vicecomandante (solitamente un colonnello dei Royal Marines con esperienza nelle operazioni speciali), e si avvale di uno Stato Maggiore, dal quale dipendono lo Special Air Service Group (SAS Group), lo Special Boat Service (SBS), la 602 Signal Troop e la 4/73 (Sphinx) SP Observation Post (OP) Battery. Attualmente esistono tre Reggimenti SAS: - 22º SAS Regiment (22º Reggimento SAS): è l'elemento primario dei SAS. Ogni membro deve passare una rigida selezione per entrarvi. - 21º SAS (21º Reggimento SAS) e 23º SAS (23º Reggimento SAS): detti anche SAS territoriali, sono 2 reggimenti del Territorial Army (riservisti) che affiancano il 22º. I membri sono in gran parte ex-SAS usciti dal servizio attivo, ma rimasti nella Riserva. |
22º Reggimento SASIl 22º Reggimento SAS è composto da:
Quartier Generale; 264º SAS Signal Squadron: è incaricato di assicurare i collegamenti tra il comando e le varie unità e pattuglie sul terreno, utilizzando vari tipi di apparati tra i quali il più diffuso è la radio PRC-319, che trasmette messaggi cifrati con la tecnica delle trasmissioni compattate; Varie unità specializzate Operational Intelligence Unit: che fornisce appoggio di tipo informativo alla pianificazione delle missioni assegnate alle pattuglie del reggimento, mantenendo aggiornato un elenco di possibili obiettivi e delle loro caratteristiche salienti, ed un archivio informatico su organizzazione, addestramento, equipaggiamento e capacità operative di numerose forze armate straniere e movimenti di guerriglia; Operations Research Cell: che effettua la valutazione dei nuovi materiali, e predispone i relativi regolamenti e manuali d’impiego nel caso vengano adottati ufficialmente; Training Wing: incaricato della selezione del personale e del suo addestramento; dispone di un numero adeguato di istruttori, tutti in possesso di grande esperienza specifica maturata in vari anni di servizio nei Sabre Squadron (gli squadroni operativi); Counter Revolutionary Warfare Wing: che include gli specialisti nelle operazioni antiterrorismo e controterrorismo, incaricati di gestire i corsi specifici di CQB (Close-Quarter Battle) - ossia di combattimento ravvicinato in ambiente ristretto - e di tiro selettivo, da impartire di volta in volta allo squadrone assegnato a rotazione per un periodo di sei mesi ai compiti di anti-terrorismo. La cellula fornisce inoltre supporto specialistico in caso di intervento, e racchiude la “memoria storica” del SAS sui vari movimenti terroristici ed insurrezionali; Sabre Squadron: Squadrone A Squadrone B Squadrone D Squadrone G Quest'ultimo Squadrone è composto da ex-membri del 22 SAS e dai migliori riservisti dei due reggimenti SAS. Contrariamente a quanto accadde in altre unità di riserva, i membri dello squadrone hanno continui scambi addestrativi con le unità attive, alle quali vengono frequentemente aggregati anche per missioni impegnative. Questi operatori superano la medesima selezione dei colleghi in servizio attivo, e frequentano gli stessi corsi ed istituti formativi. I quattro squadroni operativi, A, B, D, G comprendono un reparto comando, che include un comandante (un maggiore), un vicecomandante (un capitano), un sergente maggiore di reparto ed elementi delle trasmissioni e della logistica, ed una pedina operativa composta da quattro plotoni, denominati Troop, ognuno della forza di 15 operatori (troopers) più l’ufficiale comandante (solitamente un capitano). Ogni Troop è sua volta suddiviso in quattro pattuglie di quattro uomini ciascuna. Ogni Troop ha specializzazioni diverse: truppe aeree, truppe anfibie, truppe terrestri e truppe di montagna. Il gruppo antiterrorismo è composto da uno dei 4 squadroni a rotazione, con cambio di turnazione ogni 6-9 mesi. In quell'occasione lo squadrone viene diviso in 2 team, rosso (truppe di aria e montagna) e blu (truppe terrestri e anfibie). |
troop e patrolOgni componente della pattuglia, Patrol, di norma dovrebbe possedere una specializzazione individuale conseguita con la frequenza di appositi corsi presso il Reggimento: nelle trasmissioni, nelle demolizioni e maneggio esplosivi, nella medicina da campo e nelle lingue (un tempo era privilegiato il russo, mentre ora i massimi sforzi sono indirizzati nell’apprendimento dell’arabo). Tuttavia la composizione delle pattuglie operative viene stabilita in funzione delle necessità della singola missione, delle probabilità di incontrare opposizione nemica, della disponibilità di mezzi di trasporto, e del peso e tipologia degli equipaggiamenti specifici da trasportare. Questi fattori fanno spesso propendere per unità di base costituite da 6 elementi per la ricognizione in profondità e per la guida terminale di munizionamento di precisione, o addirittura di 8 soldati per incursioni e sabotaggi.
Ciascun plotone di ogni singolo squadrone dispone di una propria specializzazione ambientale o di infiltrazione tattica collettiva: tecniche alpinistiche, operazioni anfibie, paracadutismo in caduta libera (free-fall, con tecniche HALO/HAHO) e mobilità motorizzata. Vi sono così le: - Mountain Troop, i cui membri frequentano corsi, sia in patria che all’estero, di sopravvivenza in montagna e nell’artico; sono esperti alpinisti ed in grado di operare in condizioni climatiche estreme. Viene inoltre praticato lo sci. I singoli elementi hanno raggiunto nel tempo un'eccellente fama nell'alpinismo. - Boat Troop, i cui membri sono esperti nelle operazioni anfibie, nell’impiego delle imbarcazioni leggere d’assalto e nelle missioni subacquee. Ricevono una formazione specifica nell’uso degli apparti di respirazione a circuito sia aperto che chiuso, e sono maestri delle canoe Klepper. Altre pratiche comuni includono l’infiltrazione a partire dai sottomarini, ed i lanci in mare col paracadute o dagli elicotteri. - Air Troop, i cui membri praticano le forme estreme di paracadutismo ad apertura comandata, che includono lanci da alta quota, fino a 8000 metri, con maschera di ossigeno. L’apertura della velatura del paracadute può avvenire anch'essa ad alta quota (modalità HAHO - High Altitude High Opening), per poter poi “navigare” per decine di chilometri verso l’obiettivo, o in prossimità del suolo dopo una lunga caduta libera (modalità HALO - High Altitude Low Opening). - Mobility Troop, i cui membri divengono esperti meccanici, abili nell’impiego del parco veicoli del reparto, essenzialmente costituito da un'apposita versione delle Land Rover Defender 110, pesantemente armate con mitragliatrici da 12,7 e 7,62 mm, lanciagranate automatici da 40mm e lanciamissili Milan, Javelin e Stinger. |
armi ed equipaggiamentoLe SAS usano una gran varietà di armi, a seconda della natura della singola missione e dalla scelta individuale che prevale sempre. Alternativamente, l'arma adottata è la variante canadese del Colt M16 (Diemaco/Colt Canada C7 oppure più recentemente C8) nelle versioni CQB (con canna più corta) e SFW ( con canna più lunga).
Queste sono spesso integrate da una MinimiLMG, o da una GPMG. Notoriamente, le SAS evitano l'uso del fucile di servizio dell'Esercito BritannicoSA80, perché lo ritengono poco affidabile. Se necessario non disdegnano l'uso di armi e materiali recuperati in missione; apparecchi per la visione notturna e le comunicazioni satellitari sono pure spesso utilizzati, se utili all'obiettivo della missione. Infine, gli operatori del SAS adottano spesso abiti civili per scopi di infiltrazione e operazioni sotto copertura. Esiste anche un kit utilizzato dalle squadre SAS antiterrorismo, il cossiddetto Black Kit: tuta nera, gilet tattico, granate stordenti, anfibi, HK MP5 e pistola calibro 9 mm, Browning o Sig Sauer P226. |
video
|
|